sabato, Aprile 20, 2024
Ad ogni vittoria la sua estate

Ad ogni vittoria la sua estate: 1945-1946-1947

Il Palio si ferma di fronte al conflitto bellico. Si torna a gareggiare nel ’45 ed è subito tripletta…… Si sono appena spente musiche e parole che parlano di “battaglioni della morte creati per la vita”.

All’improvviso come se dentro la radio fosse avvenuta una rivoluzione, quattro voci si mettono a cantar:

Il visconte di Castelfombrone,
cui Buglione fu antenat,
ha sfidato il conte di Lomanto,
e il guanto gli ha gettat!

Il Quartetto Cetra entrò così nelle nostre vite: con quel guizzo di ironico sapore ottocentesco, con quella mazurca nella quale si avvertiva una voglia segreta di swing.

La Seconda guerra mondiale inizio subito dopo lo svolgimento del terzo Palio Marinaro, il 1 Settembre 1939. Furono cinque anni di terrore, distruzione, morti. Finì di colpo e tutti rientrammo nelle nostre abitazioni. Chi le trovava ancora in piedi. L’Argentiera, la Maddalena, sarebbero rimaste per sempre nella nostra memoria. Anche la Pilarella era mezza distrutta. Ricordo come un pomeriggio subito dopo la pace, giocavamo al Molo. Io, altri amici fra i quali tutti i Sirietti che abitavano proprio in fondo alla strada che porta al Fanale. Ad un certo i punto un grido: “Riva babbo!” Era Carlo che aveva riconosciuto il babbo che dalla Piazza si stava avvicinando. Spingeva un barroccino pieno di roba. Sirietto quando scoppiò la guerra partì. In casa rimasero la moglie, i figli, la socera. Quando i figli raggiunsero il babbo li zomparono in collo felice. E lui con loro. E imbarcarono sul carretto. E noi con loro. Piano piano con i bimbetti che saltavano arrivammo fuori il cancello della casa. A aspettacci c’era la socera con le mani sui fianchi. I bimbi da lontano che gridavono: “E’ rivato babbo! E’ rivato babbo!” Sirietto con le lacrime all’occhi, commosso, si avvicinò alla suocera e allungandogli la mano per salutarla disse: “Come state?” E lei di rimando: “La mano mettitela nel ….!”.

La gente aveva voglia di dimenticare, specialmente i più giovani tra i quali i più intrapendenti tormarono un gruppo denominato il “prurito”. Da questo gruppo proprio finita la guerra nacque questa canzone, musica di Lello Sorbi detto Tanacca, parole di Publio Terramoccia:

Anno nuovo dacci la felicità
il Prurito altro non chiederà…
se nel quarantacinque l’amor
troverò…
fa tu che sia fedele, e ti
ringrazierò…

Anno nuovo donaci la bontà
voglio amore e tu me lo puoi dar
una fanciulla bella, bambina
come te,
ti prego, voglio quella
che piace solo a me…

Il Palio Marinaro fu la prima manifestazione a riprendere. La gente si ributtò nelle strade a vedere la gara, che ebbe una modifica. Il percorso aumentò da 3000 a 4000 metri. Con l’innovazione della girata ai 2000 metri. Per la prima volta quindi la gara prese il via davanti alla Piazza e i palazzi del Molo. Furo tre anni i cui la Pilarella sbarazzò tutti, e qui mi ripeto visto che quest’anno ricorre il 60esimo anno da questa triplice vittoria, un ricordo sarebbe cosa bella. Con due parole si farebbero felici diverse persone. I timonieri si alternarono nei tre anni. Nel 45 Stefano Metrano, a seguire i due fratelli Costanzo, prima Nino e poi Adorno. Il capovoga per tutti e tre gli anni fu Bruno Della Monaca detto Pirunzolo o Nasicchio, poi Livio Fanciulli detto il Guitto, Pietro Ballerano detto Patatucco e la cui mamma conciava le rezzi sul Molo, e a prua per due anni Aldo Orsini, poi detto l’ Americano, e il terzo anno Nino Spaletta. Equipaggi di una forza mostruosa e tecnica sopraffina. Quegli anni si iniziò pure a fare la sfilata. E quanto transitava davanti alla cantina Pietrone ordinava un quartino e se lo scolava al volo. Ma ancora oggi, chi ha visto tutti i palii riconosce in lui il più grande vogatore mai esistito nella Storia del Palio.

Mussolini per trent’anni aveva nascosto tutta la musica che veniva da oltreoceano. Per valorizzare la musica italiana. Finita la guerra scoppiò la voglia di swing, jazz, tip tap. Erano lentissimi, con un testo e musica giusti per le mattonelle dei sabato e domeniche danzanti che in mancanza di club, alla Pilarella si facevano nelle case, e si basavano sulla presenza di un giradischi con apparecchio radio incorporati e tutti i 78 giri di successo. Lo swing di Natalino Otto, il Jazz di Duke Ellington, Glenn Miller, Luciano Taioli e le canzoni la Cumparsita, Besame Mucho, la barchetta in mezzo al mar, Come è bello far l’amore quando è sera, Dove sta Zazzà di Nino Taranto. El rancho Grande.

Ma quella che accendeva di più i pomeriggi danzanti era un tango. La colonna sonora del film Gilda con Rita Hayworth e Glenn Ford, cantata dalla stessa attrice. Ogni volta che la radio accennava le prime note, Nino Caiola si alzava e prendendo la mano della dama si dava vita ad un tango indimenticabile:

Amado mio, love me forever
and let forever begin tonight
when we’re togheter, amado mio
I don’t care wheter it’s from the right
Many times I’ve whispered

Amado mio,
It was jast a phrase
that I heard in plays
I was acting a part
But now when I whisper

Amado mio,
can’t you tell I care
by the feeling there
for it comes from my heart

Lennon – McCartney