giovedì, Aprile 25, 2024

Storia della Pilarella

Ci sono delle testimonianze scritte, che risalgono a quando ancora l’Argentario era disabitato, che fanno riferimento alla presenza di una fonte naturale ai margini dell’insenatura all’estremo nord del promontorio. La “pilarella” era nota fin dal medioevo ai navigatori della zona che all’occorrenza vi si rifornivano d’acqua. L’esposizione ai venti settentrionali e la presenza dei pirati saraceni non invogliavano nessuno a pensare di costruire degli insediamenti in questa area dell’Argentario, nonostante la larga disponibiltà di legname, acqua e frutta. La costruzione della fortezza da parte degli spagnoli, durante il loro periodo di dominazione, dette il via allo sviluppo del borgo marinaro di Porto Santo Stefano.

Le prime abitazioni si trovavano intorno alla fortezza e ai margini dello specchio d’acqua della piccola baia. Nella spiaggia di sabbia antistante la fonte, venivano tirate a secco le imbarcazioni; l’insenatura protetta dall’imponente fortezza divenne un porto. L’acqua che sgorgava dal poggio sovrastante la spiaggia, finiva direttamente in mare ma presto venne costruita una pila per raccoglierla; questa divenne il centro della vita dei santostefanesi che più volte al giorno si recavano a dissetarsi, lavare i panni ed attingere l’acqua per tutti gli usi. Nei secoli, intere generazioni hanno usato l’acqua della “pilarella” ed in molte famiglie di Porto Santo Stefano si è tramandato il ricordo di quei tempi. Gli abitanti delle case appollaiate tra la terra e il mare intorno alla pila, ovvero ai margini della spiaggia e lungo la banchina del molo erano i “pilarellai”,  santostefanesi con un legame particolare con il mare, famiglie di pescatori arrivate a Porto Santo Stefano proprio dal mare. Nella pilarella di una volta gli uomini partivano all’alba per la giornata di pesca in mare che durava fino al tramonto; possiamo poi immaginare i bambini giocare sulla spiaggia, i vecchi riparare le reti da pesca e le donne prendere l’acqua dai “cannoni” della fonte.

La spedizione dei mille di Garibaldi sostò a Porto Santo Stefano rifornendosi di carbone e fece scorta anche dell’acqua della pilarella. Quando nacque il Palio Marinaro ed il paese fu suddiviso in rioni venne assegnato al nostro tutto il territorio, dal mare alla montagna, che andava dalla spiaggia fino alla torre di Lividonia. Non poteva essere che Pilarella il nome che caratterizzava quella parte di Porto Santo Stefano. Durante la seconda guerra mondiale molti palazzi del molo furono ridotti in macerie dai bombardamenti. Tra i santostefanesi che trovavano rifugio nelle “vigne” i pilarellai erano quelli presi più alla sprovvista, i loro beni erano le barche e non tanto le terre da coltivare. Se è vero che il molo era preso meno di mira dalle bombe rispetto alla zona intorno alla fortezza, i pilarellai dovettero vedersela brutta a lungo con le mine subacquee e nonostante la grande attenzione alcuni pescatori persero la barca o la vita. Nelle prime edizioni del Palio del dopoguerra, quando ancora il rione era abitato da ragazzi che vivevano con il remo in mano ed erano interpreti di una consolidata tradizione marinara, c’erano pochi rivali, il guzzo faceva subito il vuoto dietro di sè, inorgogliendo tutti i rionali. In alcune edizioni, il divario con gli altri equipaggi era tale che la barca della giuria invitava i ragazzi del molo a rallentare per rendere più credibile la gara.

Nel frattempo alla Pilarella venivano costruite sempre più abitazioni, soprattutto nella zona del Pianetto e di Lividonia, insieme a bellissime ville con vista sul mare di proprietà dei ricchi villeggianti, ormai presenti all’Argentario da molti anni. Dal Moletto a Punta Madonnella erano nati degli stabilimenti balneari. Oggigiorno il molo rimane lo scorcio più pittoresco di Porto Santo Stefano, anche perchè con la costruzione del lungomare la zona della Croce ha perso un po’ del suo fascino. Pochissimi pilarellai abitano adesso nelle case del molo, diventate quasi tutte di proprietà di forestieri, comunque molto affezionati a questa stupenda zona del paese, dove a tutti piace ritrovarsi a passeggiare nei giorni di festa o in qualunque occasione di tempo libero. Dove un tempo erano ormeggiate le imbarcazioni da pesca oggi ci sono dei lussuosi yacht.

Se la bellezza del rione è più o meno rimasta immutata rispetto al passato, l’evoluzione sociale seguita al boom economico del dopoguerra ha danneggiato la Pilarella per quanto riguarda il Palio. Se prima la Pilarella era il rione più vincente, organizzato, ricco e popolato di santostefanesi, oggi è difficile vedere un solo vogatore pilarellaio nell’equipaggio che gareggia il 15 Agosto. I pilarellai stanno diminuendo, molti lavorano e vivono fuori dal paese, e c’è difficolta anche nel reperire i dirigenti del Rione. Questa situazione sta creando una sorta di reazione nei pilarellai rimasti, che armati di passione e amore, si stanno adattando alla nuova realtà, per cercare di ottenere il massimo sfruttando la bellezza e la vastità del territorio rionale, l’orgoglio dei pilarellai e la gloriosa storia della Pilarella.

L’acqua della Pilarella continua a sgorgare e finalmente nel 2013, dopo molti anni nei quali non ha avuto il giusto trattamento, è stata eseguita una ristrutturazione della fonte e della vasca insieme a un rifacimento dell’area circostante.

 

L’origine delle immagini, o di parti di esse, senza lo stemma del rione è sconosciuta ai gestori del sito, quindi non è stato possibile richiedere i permessi per la pubblicazione qualora questi fossero necessari. In tal caso i legittimi proprietari o i possessori dei diritti d’autore sono invitati a contattarci.