venerdì, Dicembre 13, 2024
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Storie dell’altro secolo: L’anello di Soraya

Durante questo momento di forzato stare in casa mi è venuto spesso di pensare a come si sarebbero comportati alcuni rionali che purtroppo non ci sono più. Uno di loro se n’è andato un paio di mesi fa, proprio quando questo tremendo virus stava per arrivare.

Franco Loffredo nacque nel 1935 da Giovanni e Iride Costaglione, secondogenito tra Tommaso e Luigi. Subito dopo la guerra, tornati in paese trovarono la casa distrutta dai bombardamenti e per alcuni anni vissero nel magazzino di loro proprietà dove adesso c’è la pizzeria di Tony. In seguito andarono ad abitare nel palazzo di piazza dopo via Cappellini. Stavano porta a porta con il dentista dottor Santinelli. Sul finire degli anni cinquanta quando Giovanni venne in pensione dopo una vita passata da nostromo sulle di navi della flotta Fassio, investirono la liquidazione acquistando il bar “della francese ” per dare un’occupazione a Gigi, ma Gigi era innamorato del mare e più che al bar passava il tempo a sanguzzarsi dai pennoni delle barche a vela che ormeggiavano alla pilarella. Franco prese il diploma di motorista all’Enem nella seconda metà degli anni ’50 e svolse la maggior parte della sua vita lavorativa nel diporto dove, con il passare degli anni divenne prima direttore, poi comandante e infine fiduciario dell’armatore. Fu l’apripista per la Turchia, dopo vennero tutti gli altri. Quello che mi colpiva di lui è che in estate non stava mai in ciabatte o zoccoli. Sempre mocassini. E solo Rossetti.

Ci legava l’amore per la Juve. Ricordo una trasferta a Roma per assistere a quella che in pratica sarebbe stata la partita decisiva del campionato 73-74. Si dammo appuntamento alle 10 da Carini dove Franco avrebbe imbarcato oltre me anche Nucci e Taiti. Il viaggio di andata fu una passegiata rilassante dove Franco ci spiegava l’importanza di Salvadore, della sapienza tattica di Furino e della tecnica di quello che per lui era il più forte calciatore italiano: Fabio Capello. Ma la parita non andò come avevamo previsto. Il primo tempo finì con le reti di Garlaschelli e Chinaglia, la ripresa vide una Juve arrembante fin dal primo minuto e nei primi dieci guadagnò ben due calci di rigore il primo dei quali parato da Felice Pulici a Cuccureddu. Ma il numero uno bianco celeste nulla potè sul secondo penalty calciato da Pietruzzu Anastasi. Proprio quando lo sforzo dei bianconeri stava per dare i suoi frutti un altro rigore, questa volta di Chinaglia, chiuse definitivamente la contesa e in practica la corsa al titolo. Non vi dico la tristezza del ritorno. Franco non profferì parola se non per inveire verso qualche automobilista distracts. Guida nervosa costellata da frenate che causavano a Nucci continui conati di vomito. Un’ora e un quarto dal Piazzale Clodio alla Sipa dove ci sbarcò al volo. Sembravamo usciti tutti e tre dalla centrifuga. Franco è stato un grande rionale e fino ai primi anni sessanta anche molto attivo. Era legatissimo alla coppietta di cui era coetaneo. Nel 1960 suo fratello Tommaso vinse il palio al timone. L’anno seguente ci fu la tragedia di Carlo e, probabilmente, anche per Franco il palio non aveva più un senso.

Fino a pochi giorni dalla sua dipartita è sceso al molo perché diceva non poteva starne lontano. Lo voglio ricordare con un fatto realmente accaduto che lui stesso mi ha raccontato pochi mesi prima di salutarci. Ed è anche l’occasione per ricordare come era una volta l’Argentario.

Colonna sonora consigliata: Nat King Kole – Spanish songs.

Tempo di lettura: 10 minuti.

Dall’orto della montagna il gallo di Linda si sgola fino a rompere il silenzio sul molo. Nino il napoletano rientra con il guzzo. In piedi sulla poppa tiene la barra stretta tra le ginocchia mentre Armido, da terra, lo guarda in silenzio. Lui con la mano gli fa un segno come per dire: “È andata male”. Brutto mestiere il suo. Un motorino sgangherato e rumoroso inchioda davanti a Chiodo. Mariotti scende e con non curanza lo sbatte contro il muro cantando tra se e se:

“Cin cin dai noi siamo speciali

Portiamo gli occhiali dai vieni con noi

Cin cin dai il mondo e’ di tutti

Dei belli e dei brutti e’ nostro se vuoi.”

Con le mani sui fianchi comincia a guardarsi intorno e, terminato il giro d’orizzonte, sorpreso lascia partire un: “Sor Maestro mi sa che stamattina sei cascato dal letto! “. Franco non alza nemmeno la testa dal vano motore del motoscafo e, con voce per lui insolitamente bassa, ribatte: “Lassimi sta’, per carità, che oggi ‘nè proprio aria!”. A questo punto Mariotti inizia a fischiettare il motivetto: “Voglia di lavorar saltimi addosso…” aspettandosi una replica che però, a sua sorpresa, non arriva. Ma per quale motivo Franco era così nervoso e sopratutto cosa ci faceva su quel motoscafo alle sette di mattina di quella calda estate 1968? Per capirlo bisogna andare alla sera prima quando bello comodo se ne stava sulla sdraio nella veranda di casa sua. Quell’estate aveva deciso di passarla senza fare nulla, in fondo un po’ di riposo se lo meritava e poi già sapeva che a settembre sarebbe duvuto andare a Viareggio a seguire la costruzione di un nuovo Benetti di cui sarebbe stato al direttore di macchina. Inoltre poteva anche essere di aiuto alla moglie in dolce attesa della secondogenita, magari prendendosi cura del bambino più grande. L’avrebbe portato alla Giannella dove con secchiello e paletta si sarebbero diveriti a costruire castelli di sabbia.

“Castelli di sabbia che butto giu’

Su questa sabbia doveri tu

L’ estate e’giunta ma senza te

Il sole brucia ma non per me …”

Mentre era completamente rilassato con una bibita ghiacciata in mano si chiese perché, con tante canzoni in voga quella estate, la radio mandava in onda una di quella passata. Il rilassamento stava ormai tramutandosi in abbiocco quando a destarlo ci pensò la voce della moglie che dal soggiorno lo chiamò:

“Franco Franco al telefono”.

“Chi è che rompe ora? ” borbottò.

“È Mario! ”

“Mario chi? ”

“Mario … Mario … ”

“Mario … Mario … ma senti un po’ che razza di risposta! ” e lentamente si avviò in salotto.

“Pronto? ”

“Franco sono Mario … ”

“Ah Mario te! Mi ha detto è Mario e io a tutti i Mario pensavo meno che a te… dimmi … ”

“Franco avrei bisogno di un grande favore. Domani devo partire con urgenza per Miami e cerco qualcuno fidato che mi rimpiazzi per qualche giorno… ”

“Ma io… ” cercò di ribattere.

“Franco mi puoi salvare solo te. Anche Giovannino me l’ha detto: Senti Franco, è l’uomo giusto.

“Lo so che questa estate ti vuoi riposare ma ti assicuro che sara’ per soli tre – quattro giorni. Massimo una settimana. La ricompensa economica sara’ triplicata tre volte per ogni giorno che farai. Te lo prometto! Il lavoro non sara’ impegnativo. Dovresti portare una coppia a fare il bagno per due o tre ore. Il motoscafo, un Riva Aquarama e’ alla Pilarella proprio davanti alla signora Elsa. Loro sono a Cala Piccola e bisogna andare a prenderli per le undici e mezza. Naturalmente non devo dirtelo io di fermarti ad una cinquantina di metri. A bordo te li portera’ Alfredino con il pattino “.

“E va be’! Ma solo perche’ me lo chiedi te! “.

“Grazie Franco! Lo sapevo che con te non mi sarei sbagliato! La barca e’ gia’ alla via.Magari domattina vai un po’ prima giusto per dargli una controllatina. Ricordati di passare da Vitelli che sa gia’ i quotidiani e le riviste che darti. Prima di mollarti passi da Marcello Rossi per qualche provvista. Mi raccomando Franco, ho gia’ parlato con i signori e gli ho promesso che chi mi avrebbe sostituito sarebbe stato anche meglio di me. Eleganza e professionalita’! ”

“Non ti preoccupare Mario, non mi cresce mica il dentino ora! A proposito. Ma chi so? ”

Dell’ altro capo del telefono ci fu un lungo attimo di silenzio rotto da quattro parole:

“Soraya e Franco Indovina “.

L’aveva pronunciate a bassa voce, con soggezione, forse temendo che quei nomi avrebbero potuto fargli cambiare idea.

“Alla faccia del nulla di impegnativo! ”

“Franco inutile dirti di avere la massima discrezione, non parlarne con nessuno. D’ altra parte sono la coppia dell’ estate. I paparazzi non gli danno tregua. Oggi sugli scogli di Cala Piatti era un via vai ed un continuo luccichio . Ormai sanno che sono qui. Ci hanno visti l’ altra sera alle Streghe con Richard Burton, Liz Taylor e Paul Getty. Alla fine siamo dovuti uscire. ”

“Saro’ muto come un pesce, ma almeno alla mi moglie glielo posso dire? Sai lei li segue settimanalmente passo passo sulle riviste rosa . Sa tutto di loro. Ormai si e’ appassionata!”

“Va bene a lei diglielo pure ma raccomandati che se lo tenga per se. ”

“Vai a Miami tranquillo Mario, ci vediamo al tuo ritorno. ”

“Ciao Franco e grazie. Lo so che su di te ci posso sempre contare. ”

Negli anni 60-70 la stampa rosa era concentrata sopratutto sulle coppia reali.

Soraya conobbe lo Scia’ di Persia nel 1950 e fu subito colpo di fulmine. Sulle riviste patinate era un susseguirsi di servizi e loro foto ma a tenere banco fu sopratutto l’ anello di fidanzamento , un gioiello di platino con un diamante di 22,37 carati firmato Henry Winston. Lo Scia’ glielo mise al dito nella Sala degli Specchi del Palazzo di Niavaran, per poi sposarla nel1951 in una Teheran da mille e una notte. Un matrimonio combinato che si rivelo’ un matrimonio d’ amore. Lei che amava recitargli in francese poesie di Verlaine, lui che gli risponde con Omar Khajjm. Lo Scia’ preso alla follia dichiarava: ” Ho due fedi: il Corano e Soraya”. Poi la mancanza dell’ erede porta la coppia a sciogliersi anche se lui dichiara: ” Soraya per sempre mia moglie “. In seguito il matrimonio con Farah Diba e i figli maschi.

Per Soraya e’ l’ inizio di un’ altra vita. Sbarca a Roma, frequenta Consuelo Crespi, i Principi Ruspoli e dietro di se ha un codazzo fisso di paparazzi. Regina indiscussa del jet-set, presenzialista di lusso e’ ormai fissa nella sua bellissima villa sull’Appia Antica e d’ estate all’ Argentario , scoperto la prima volta proprio con lo Scia’ sul finire degli anni ’50. Non si perde una festa ed incomincia una girandola di amori o flirt, da Raimondo Orsini a Gunther Sachs. Da ormai due anni fa coppia fissa con Franco Indovina, giovane regista palermitano, separato con due figlie, che l’ ha diretta in uno dei suo pochissimi film, protagonista Alberto Sordi, rivelatosi poi un incredibile fiasco.

Quella sera Franco fatico’ non poco a prendere sonno. Eppure la moglie glielo aveva detto: “Basta con quei peperoni che poi ti rivengono su “. Ma lui era giovane, aveva una fame da lupo e concluse facendo la scarpetta nel tegame. Ma non era solo il rinfacciarsi dei peperoni che lo faceva rigirarsi nel letto alla vana ricerca della posizione piu’ confortevole. Era sopratutto il pensiero della giornata che lo aspettava. Prese sonno all’ una e alle tre era gia’ in piedi. Incomincio’ a misurare il tempo con le tazzine di caffe’. Alla sesta decise che era arrivato il momento di uscire. Erano le sei e per via Roma c’ era solo la Ciana che spazzava. Giulia era gia’ aperto e al banco trovo’ Beppino, Nicola e Paolino che si rimpallavano a vicenda il primo caffe’. Alla fine Andrea li mise daccordo dicendo: ” Me lo bevo io “. Franco la prese alla larga informandosi su come era la situazione del traffico nelle varie cale visto che per un paio di giorni avrebbe dovuto portare dei signori in giro. Beppino stava inzuppando il cornetto nel cappuccino, Nicola seppur ad un metro di distanza lo guardava ma non lo sentiva sebbene avesse due nuovi amplifon alle orecchie. L’ unico che rispose fu Paolino che fermandosi sulla porta con la sua voce gracchiante disse: ” Bello di zi’ Paolo ti sei scelto dei giorni proprio incasinati. E’ piano di polizia e carabinieri. Con il fatto che ci sono Fanfani e Bucciarelli Ducci sono tutti in allerta. Poi, se non bastassero loro, ci mancava pure Soraya! “. A Franco manco’ poco che il caffe’ gli andasse di traverso. Capi’ allora che tutti sapevano e la barca sarebbe stata nel mirino di tutti. E questo gli scatenava ancora piu’ andrenalina addosso. Usci’ smoccolando tra se e se e giunto sulla banchina davanti alla Vela prese a tirare le cime per salire a bordo quando, dall’ultimo piano del palazzo di Chiodo, senti’ in leggerissimo fischio. Alzo’ la testa e vide l’ uomo in canottiera che gli chiese: “Nipo’ come mai gia’ in piedi? Mario non c’e’? “. Franco non aveva voglia di parlare ma con rispetto esclamo’: ” Zi’ poi vi dico “. Nella sua testa il programma della mattinata era gia’ che belle e fatto. Una volta accertatosi che la barca era in ordine l’ avrebbe tenuta in moto per almeno mezzora per poi tornare a casa a farsi una doccia veloce e cambiarsi la maglietta . Gia’ che c’ era ne avrebbe approfittato per portare alla moglie un cornetto di Corsi che sapeva gli piaceva molto, sopratutto quando era lui che glielo portava di sua spontanea volonta’. Uscito dalla doccia la moglie gli fece trovare la t-shirt blu’ come quella che portava Marlon Brando in Un tram chiamato desiderio, comprata pochi giorni prima da Antonio. L’ avrebbe abbinata a quei calzoni corti dello stesso colore ma leggermente piu’ chiaro che erano si vecchi ma a lui erano sempre piaciuti . Ai piedi mise i mocassini vinato e non si dimentico’ di prendere il paio di Persol neri che facevano tanto Mastroianni. Prima di uscire dette un bacio alla moglie dicendo:

” Stasera ti racconto … “. Quando arrivo’ da Chiodo Ada aveva gia’ aperto il bar e sotto la tenda vide diversi suoi amici, alcuni dei quali tornati in paese per le ferie di Agosto. Franco si uni’ a loro e con nonchalance la butto’ li: ” Per una volta che decido di prendermi un estate sabbatica ecco che subito mi vengono a rompere i coglioni. La prossima volta me ne vado al monte dai frati “. ” A Fra’ ora non incomincia’ con queste parole che conosci solo te. Spiegacelo anche a noi, comuni mortali, cosa significa estate sabbatica ” replico’ in modo ironico Franceschino di Armenia dando di gomito a Giacomino. ” Interdetto eri interdetto sei rimasto! Genova non ti ha migliorato per nulla, anzi … ”

I due, amici fin dall’ infanzia, erano abituati a battibeccare fin dalle scuole elementari. Franco piu’ sanguigno, Franceschino piu’ paraculo. Quando Franco pigliava foco finiva sempre con un torpiloquio: ” Microcefalo! Paranoico! Mentecatto! ” concludendo con una smorfia di disprezzo accompagnato dall’ agitar della mano destra come a dire: ” Vai vai “. Per poi riprendere ,se possibile con ancora maggior foga: ” Informati analfabeta! Istruisciti! E poi quei sorrisetti falli in faccia a sto’ cazzo! ” questa volta la mano la portava con un movimento isterico-osceno all’ altezza del basso ventre . Franceschino non si scomponeva e a bassa voce diceva: “Microcefalo….paranoico … no’ sa mica cosa significa. Con questa mania delle parole difficili un giorno o l’ altro lo portano al manicomio. Dice deglutire, effimero, adipe e lo dice come se fossero parole straniere. Comincia con quei sorrisetti che non sai se ti piglia per il culo o pensa a tutt’ altra cosa … “. Ma quella mattina i due non litigarono, anzi si abbracciarono ed andarono a prendere un caffe’ al banco dove c’ erano Andrea e Biagianti in divisa da tennis: ” Giancarlo a te Laver ti fa un baffo … ” disse Franco.

“We skipped the light fandango

Turned cart whells cross the floor

I was feeling kind of seasick

But the crowd called out for me… “

Dal portone dei Tonni sbuca Nucci che, con il suo inglese maccheronico, storpia la hit dei Procul Harum. Camicia e bermuda hawaiani, ray-ban a goccia, a passo lento attraversa la strada e giunto sulla banchina, a tutta gorgia chiama: ” Turcooo….so le noveeee…arzitiiii “. Dopo qualche minuto Gigetto si affaccia sulla poppa della barca-casa di Toto con addosso solo un paio di Port-cros rosso . Di corsa sale sul ponte e si slancia in mare. Con due bracciate e’ a terra dove, con due sgrullate, si leva l’ acqua dai ricci. La voce e’ arrochita: ” Ma ti pare che non si pole nemmeno dormi’ in pace che sto’ stronzo viene a rompe li coglioni! Ma ti c’ hanno mandato o ci sei venuto? “. Ma Nucci non lo puo’ sentire perche’ ormai e’ gia’ nel bar : ” Ada un caffe’ e un bicchiere d’ acqua. Gassata “.

Sul banco dei gelati in bella mostra ci sono Tutto Sport e il Telegrafo. Sul quotidiano sportivo la prima pagina descrive i colpi di un mercato particolarmente scoppiettante. A nove colonne: ” Juve dopo Anastasi pure Haller! ” Sotto piu’ piccolo: ” E’ Mondonico il nuovo Meroni! ” in un angolo in basso: ” Firenze tifosi in rivolta: dopo Bertini all’ Inter anche Albertosi e Brugnera se ne vanno al Cagliari “. Nucci, ingarrito come non mai, esce sulla porta e dopo aver fatto la raganella grida: ” Vieni Brunirde alle pietre!!! Quest’ anno vincemo tutto !!! “. Raggiunto il gruppetto sotto la tenda, e assicuratosi che fossero tutti juventini, a bassa voce aggiunge: ” Io pero’ a Del Sol e Bercellino li venderei … “. Franco che l’ aveva appena ascoltato stragiare A white shade of pale gli dice: ” Ho sentito che conosci bene l’ inglese quindi e’ inutile che te lo traduco: something old and something new, a quelli non li fai fessi, ste cose le sanno … “. Poi, guardando verso l’ angolo di Giulia a bassa voce aggiunge: ” Moooh , e dove deve anda’? Come mai cosi’ presto? “. Renato Chiodo, borsello di pelle stretto sotto il braccio , entra nel bar dove al banco due ragazze in minigonna stanno scegliendo le paste dandogli le spalle. Lui le scruta con insistenza dalla testa ai piedi mentre canta: ”

“Tu me fai ggira’

Tu me fai ggira’

Come fossi na bbambola …”

Intanto di poppa al Riva, Marcello Rossi in camice bianco aspetta impaziente con una cassetta di legno tra le mani. E’ l’ ordine per gli ospiti che Franco deve andare a prendere. Vistosi ignorato chiama: ” Francooo, per favore vieni che ho gente in negozio “. “Scusa Marcello. Non ti avevo visto e poi sarei venuto io tra dieci minuti “.

“Per l’ amor di Dio! Tra dieci minuti non ti potrei dar retta. Vengono tutti per i panini prima di andare al mare. Stamani mi hanno chiamato da Cala Piccola. Qui c’ e’ tutto. Un panino al prosciutto e pecorino maremmano. I crackers, il foie gras e il pate’ d’ oc. Una canadese, tre aranciate San Pellegrino, una bottiglia di montalcino e due di Sangemini. Una torta all’ ananas, le pesche e le fragole. C’ e’ tutto. Non credo di aver dimenticato nulla. Fai una bella giornata Franco io devo scappare “. Alle undici in punto, aiutato dallo zio Ettore, mollo’ gli ormeggi e noto’ che tutti sulla banchina lo guardavano. Lui si dette una grattata di coglioni e piano piano prese il largo. Scapolato il moletto aumento’ i giri ma non piu’ do tanto e in meno che non si dica si trovo’ a doppiare la Madonnella facendosi il segno della croce. Fu li che comincio’ a pensare a all’ evolversi della giornata. Ai suoi amici non aveva detto nulla sull’ identita’ degli ospiti. Sapeva che Franceschino non gli avrebbe dato tregua e non era proprio il caso. Doveva stare calmo. D’ altronde non aveva mai avuto a che fare con signori di cosi’ alta levatura ed un po’ di emozione era piu’ che giustificata. Per l’ appunto qualche sera prima era stato in piazza a parlare con alcuni amici proprio fuori il negozio di articoli sportivi appena aperto. Con lui il proprietario Antonio Carotti, Lalla e Mario Bani. Raccontavano che l’ Argentario era diventato una calamita per i protagonisti della dolce vita. Gente come Enzo Carli delle Belle Arti e l’ omonimo Guido della Banca d’ Italia. E poi Susanna Agnelli, i Feltrinelli, i Barzini, i Pacelli, gli Osio, il musicista Zecchi, i Conti Monti Arduini, l’ architetto Caccia Dominici, il marchese Carnaggia e la Principessa Boncompagni, tutta gente che se guardavano era li, al bar centrale. Loro tre, scapoli impenitenti, frequentavano le notti dell’ Argentario e raccontavano di Greta Garbo che, nuda, faceva il bagno a Santa Liberata nella caletta della marchesa Gerini e delle serate trascorse alle Streghe del mare dove il conte Leonardo Bedini in persona preparava i bull fighter -Heminguey mescolando in parti uguali succo d’ arancia, Carlos Primeiro e Champagne con l’ aggiunta di due goccie di angustura che le giovani inglesine portavano ai tavoli . E ridevano raccontando di quando Stefano Caiola, cameriere occasionale, invito’ Soraya a ballare : ” Vie’ principessa vie’, famosi in giro “. E di lei che seccata rispose: ” Je suits pas vieille princesse! “.

Era ormai a Cala Grande quando vide un enorme yacht avvicinirsi verso Porto Santo Stefano. Lo riconobbe subito per averlo visto da vicino l’ estate prima nella baia di Cadaques. Era l’ El Mahrusa di Faruk deposto re di Egitto e Sudan che la usava per spassarsela con la giovane amante, la cantate lirica napoletana Irma Capace Minutolo. Era ormai giunto a cala Moresca, meno di tre minuti e sarebbe arrivato. Automaticamente si trovo’ a levare giri al motore e a prepararsi per ricevere gli illustri ospiti. Affacciatosi su Cala Piccola noto’ il pattino che stava avvicinandosi. Franco fermo’ l’abbrivio permettendo ad Alfredo di farsi sotto. Era calma e con la mano il bagnino si teneva affiancato. Franco aiuto’ la principessa a salire mentre il suo compagno fece da solo. Salutato Alfredo si volto’ e si trovo’ davanti ad una visione. Soraya indossava una tunica alla cinese con il giromanica molto incavato e questo era gia’ una novita’. Il colletto era ritto e si apriva in spacchetto all’ americana. In testa con estrema grazie ed eleganza portava un capello di paglia dal quale uscivano i capelli sciolti ma che non impedivano la vista di quegli occhi orientali dello stesso colore del diamante che portava al dito e che, complice anche del riflesso del sole, a momenti lo accecava. Verdi. Accanto a lei stava Indovina. Alto e scuro, ma anche di lui a colpirlo furono gli occhi neri con le ciglia folte e unite tra loro. Dopo essersi presentation gli ospiti si misero comodi sulla prora, lui con un costume nero alto in vita, lei con un Triumph intero dello stesso colore sul quale indosso’ un coprisole di spugna per proteggersi. Fu allora che si mise un paio di Balenciaga e i suoi splendidi occhi sparirono dalla vista di Franco. Indovina si concentro’ solo a prendere il sole mentre lei inizio’ a sfogliare nervosamente giornali e riviste. Sembrava agitata, si capiva che andava a cercare gli articoli che la riguardavano e sopratutto le foto rubate. Quando trovava qualcosa si rivolgeva a lui irrequieta ed in francese e lui rispondendo in italiano riusciva sempre a calmarla. Soraya era allarmata ed invece di rilassarsi guardava sempre verso la costa per vedere se c’ erano i paparazzi. Fu allora che Franco suggeri’ di andarsene un paio di miglia a largo, tanto il mare era calmo e non avrebbero avuto fastidio alcuno. E sarebbero stati finalmente in pace. Il suggerimento non sembro’ male e Franco mise la prua per mezzo canale. Una volta che penso’ di essere ad una distanza adeguata, lontana dagli obbiettivi dei fotografi, spense il motore e lascio’ che fosse la corrente a trasportarli. Soraya chiese di accendere la radiolina che Mario teneva a bordo ma a basso volume. Era sintetizzata su Radio Montecarlo e li la lascio’:

Chiamano un nome sei tu

Vai non voltarti mai piu’

Tanto cielo fra noi

E’ la fine anche se

Mi hai giurato che ritornerai da me

Bugie bugie non tornerai

Bugie bugie non tornerai

Indovina si mangio’ il panino mentre Soraya si spalmo’ in po’ di pate’ sui crackers. Lui si apri’ la canadese mentre lei si fece due bicchieri di acqua Sangemini. A vicenda si imboccarono un po’ di fragole. Intanto Franco, per passare il tempo butto’ la lenza a mare senza mai levare gli occhi da loro. Cosi’, senza farsene accorgere. Se avevano bisogno di qualcosa si sarebbe dovuto far trovare pronto. Quando vide che Soraya sorridendo si sciaquava le mani fuori bordo capi’ che avevano finito e avrebbe potuto finalmente mangiare . Tiro’ fuori una gamella in cui ci taglio’ mezzo pomodoro da scasso. Da un prezzo di carta prese un pezzo di musciame che taglio’ a fettine. Condi’ con un po’ di olio e comincio’ a mangiare accompagnandosi con un culetto di pane. Soraya si alzo’ a mezzo busto e intuzzando Indovina chiese: ” Ce qu’elle mange’ Franco’? ” . Lui rispose con un verso come per dire: non lo so, ma Franco che un po’ di francese lo masticava disse: “Princesse et musciame. Salami de dauphin. Il veut y goiter? “. Soraya schifata fece una smorfia con la bocca ed allungo’ le braccia come per allontanarlo. Allora Franco tra se e se disse: “No voi? Me lo mango io “. Erano passate da poco le due quando Indovina gli si avvicino’ e gli disse che potevano rientrare. Alle due un quarto i due erano sul pattino con Alfredo e si dette appuntamento per il giorno dopo. Rientrando in paese Franco penso’ che in definitiva era andata bene, anche meglio delle piu’ rosee aspettative. Forse lui era un po’ orso ma non dava noia. Lei con il suo italiano non perfetto si era informata sulla familiar di Franco e al momento di salutarsi gli aveva detto di portarsi a casa la torta di ananas. L’ avrebbe mangiata la sera con sua moglie e il bambino. Alle quattro aveva gia’ sciaquato la barca, e raccolto la spazzatura.

Quando scese porto’ il sacchetto nei bidone accanto al comune, voleva fare un salto al club a farei un giro con Mazzitelli e compagnia ma, dopo in momento di indecisione, preferi’ tornare a casa. Sulla porta trovo’ la moglie che lo aspettava per sapere tutto cio’ che aveva scoperto sulla coppia regina dell’ estate, di coloro che ogni settimana campeggiavano sulle copertine di tutto il mondo, da Epoca a Hola, da Hello a Esquire. Ma Franco era stanco, aveva bisogno di una doccia e non aveva molta voglia di parlare: ” Lei com’ e? E’ carina ma te sei piu’ bella. “. ” E lui? Lui almeno e’ un bellomo come sui giornali ? ” ” Cammina va. Un bellomo quello? Sembra un carabiniere senza cavallo! “. Franco uscito dalla doccia chiese: ” Che c’ e’ da mangia’ ? ” “Ci so i gattucci che hai portato ieri. Li fo con il pomodoro? ” “No. Per l’ amor del cielo! Per tutto il giorno mi si so rinfacciati i peperoni. Famoli alla ricca. So piu’ leggeri. “.

“E come sarebbero alla ricca? ”

“Te ripositi che ci penso io. ‘Nci vole niente. L’ arrostisco sul balcone con il finocchietto e poi li condimo con in filo d’ olio. ”

Andarono a letto che non erano ancora le dieci ma la cosa bella fu che, al contrario della sera precedente, appena tocco’ il letto prese sonno.

Ma a mezzanotte senti’ la moglie che intuzzandolo diceva: ” Franco Franco il telefono. Non lo senti? Rispondi! ”

Ci mise un po’ a rendersene conto poi ,senza accendere la luce , allungo’ la mano e alzo’ la cornetta:

” Pronto… ”

Dall’ altro capo del telefono c’ era uno strano silenzio, come se la chiamata venisse da lontano.

Da molto lontano. Finalmente senti’ una voce:

“Franco Franco sono Mario. Mi senti? Scusa l’ ora ma abbiamo un emergenza ”

“Che c’ e’ Mario? Non puoi rientrare? Te l’ ho detto non ti devi preoccupare . Fai le cose con

calma. ”

“Magari fosse questo ”

“E che c’ e’ allora? ”

“Senti Franco, mi ha appena telefonato Giovannino dicendomi che ha appena parlato con Soraya in lacrime … ”

“In lacrime? E’ perche’ ? Che e’ successo ?

“Non trova piu l’ anello … ”

Franco incomincio’ a smoccolare. Credeva di essere dentro un brutto sogno. Ma cosi’ purtroppo non era.

Mario represe dicendo: ” Dobbiamo fare di tutto per ritrovarlo! Ti immagini se cosi’ non fosse? Non ci voglio nemmeno pensare. Quello e’ l’ anello piu’ famoso al mondo!”

” Mario dimmi che scherzi. Io non so che pensare . A bordo ce l’ aveva sono sicuro. D’ altra parte come si puo’ non fare caso ad un affare simile! “.

” Ma quando e’ scesa ce l’aveva? ”

Franco stette un attimo in silenzio poi disse: ” Ma che ne so! Mica sto a guarda’ le mani degli ospiti io ” e ricomincio’ a smoccolare.

” Va bene Franco. Stai calmo e sono sicuro che ne usciremo fuori a testa alta come al solito.

Te appena fa giorno per favore va a bordo e cerca se lo trovi. Guarda da tutte le parti senza escluderne alcuna “.

” Quando fa giorno? Io mi vesto e scendo ora! E chi dormirebbe! “.

” Grazie Franco. Tienimi aggiornato tramite Giovannino ”

Franco nemmeno gli rispose e butto’ giu’.

“Ma che e’ successo?” chiese la moglie.

“Che e’ successo? La tua amica non trova piu’ l’anello e lo vogliono da me ”

“Oh Signore! ” disse la moglie coprendosi la bocca con la mano.

All’ una Franco era gia’ a bordo. Con la torcia guardo’ da tutte le parti ma con quella poca luce era francamente impossible cercare. Decise di non tornare a casa ed aspettare a bordo che facesse giorno. In quel dormiveglia ripercorse le tre ore che aveva tenuto Soraya a bordo cercando qualche piccolo ricordo che lo potesse aiutare e cosi’ realmente fu. Il sangue gli si gelo’ al pensiero di quando vide Soraya sorridente sciaquarsi le mani sporche di fragola a mare. Erano a mezzo canale e se fosse successo in quel momento che l’ anello gli fosse scivolato? Incomincio’ a maledire quando suggeri’ di andarsene a largo per sfuggire ai paparazzi. Se si fosse fatto i cazzi sui sarebbero rimasti nella cala e magari non sarebbe successo e se anche fosse ci sarebbero state buone possibilita’ di ripescarlo. Ma li a mezzo canale manco Maiorcace la farebbe. Quando fece giorno ricomincio a cercare ma nulla. Gli venne in mente del sacchetto della spazzatura che aveva buttato e per scrupolo penso’ di recuperarlo , ma doveva fare presto perche’ a minuti sarebbe passato Cicci’ a ritirare tutto. Niente da fare. Alle nove decise di andare a Cala piccola via terra e incontro’ Soraya e Indovina. Lei era disparate e in lacrime lo pregava di ritrovargli l’ anello. Franco deciso , quasi duro disse: ” Principessa sappia che la barca nasconde ma non ruba. Quello che prende rida’! “. E decise di non darsi per vinto. Lui era un combattente e l’ avrebbe ritrovato.

Ma con il passare del tempo e le ricerche che si susseguivano invano le speranze cominciarono a diminuire. Gli venne in mente anche di quando era piccolo e la mamma non trovava qualcosa sempre sua nonna Assunta diceva: ” Iride di tre Padre e nostri e vedrai che il Signore te la fa trovare “. Torno’ a bordo esausto non sapendo piu’ dove cercare. Era sicuro che non era bordo. E se non lo aveva perso in villa era sicuramente scivolato in mare a mezzo canale. Si mise seduto sulla prua e fu preso dall’ ennesimo moto di rabbia. Prese un materrassino e lo lancio’ verso poppa e : ” Dlin dlin dlon ” . Rimase fermo dov’ era con il cuore che gli batteva forte . Volle godersi quell’ attimo piu’ che poteva. Poi si alzo’ e lo guardo’. Lo prese in mano e se lo mise in tasca. Eppure i materassini li aveva alzati almeno cinque volte e non l’ aveva visto. Chissa’ dove si era infilato. Ci voleva quel gesto secco per tirarlo fuori. Franco monto’ in macchina ma prima di andare a Cala Piccola passo’ da casa a mostrarlo alla moglie che chiese di metterglielo al dito. Ma lui non lo fece. Troppo dicerie giravano intorno a quell’ anello. Quando lo vide arrivare era seduta nel giardino sul mare intorno alla torre. Franco alzo’ il braccio e tra il police e l’ indice roteava l’ anello. Soraya gli corse incontro e buttandogli le braccia al collo all’ orecchio gli sussurro’: ” Franco’ tu avais raison! Le bateau cache mais ne vole pas! “. ”

io al valle ci vado per mangia’ e per dormi’ ” ( Franco Loffredo )

Ciao,

una rotonda sul mare il nostro disco che suona