venerdì, Marzo 29, 2024
Ad ogni vittoria la sua estate

Ad ogni vittoria la sua estate: 1992

“Dove sei… Non c’è campo… Non ti sento…”
“Eeeh? Comeee? Sono Peppino… Gigi mi senti?”
“Adesso ti sento… Si lo so che sei Peppino, non ho chiesto chi sei, ho detto dove sei?”
“E te dove sei?”
“Di fori da Giulia”
“Di fori da Giuliaaa? No?! Ma daiii! Anch’io… so al banco che mi sgranocchio li troiaietti… Vieni dentro”
Alzarono le teste. Si videro, erano a dieci metri di distanza l’uno dall’altro, ognuno intento e compreso, col suo cellulare nuovo di zecca all’orecchio.

Intanto in una tavolata sulla pedana era seduto il solito gruppo di parvenu’, per l’ora dell’aperitivo. Fumano, bevono frizzantini e osservano i due, con l’aria seccata di quelli che sanno di essere arrivati secondi.
“Che stranezze… A che gli servirà ‘sto coso?”
“Per dire: Butta la pasta che arrivo!”
“Inutile esibizionismo!”
“Un’altra moda che passerà in un batter d’occhio!”
Conclusero in tono filosofico.
E il giorno dopo corsero a comprarselo.
Nel frattempo con l’aria annoiata ed esibendo un’inenorrabile paio di scarpe da tennis di coccodrillo firmate, entrava nel bar un altro Giuseppe che con la sua inconfondibile voce canticchiava:
“Solita notte da lupi nel Bronx…”

11 lunghi anni erano passati dalla nostra ultima vittoria. Ci eravamo lasciati nel 1981, quando eravamo in lotta per la nostra prima coppa d’oro. Non se ne fece nulla. Come se non bastasse in questo arco di tempo ne furono assegnate ben due. La prima alla Croce, la seconda al Valle. Per noi buche su buche. 11 anni sono tanti, molte cose sono successe nel frattempo. La caduta del muro di Berlino, l’unificazione delle due Germanie, la disegrazione sovietica, l’Italia del calcio Campione del Mondo.

L’equipaggio che ci rappresentava era lo stesso dell’anno precedente, quando arrivo di un soffio secondo, mancando l’impresa di togliere la coppa d’oro al Valle. Erano tre ragazzi provenienti dal palietto, più un esperto prodiere già vincitore di due palii con la Fortezza, e al timone un ragazzo fuori dal giro da alcuni anni:

Timoniere: La Mantia Sergio
Capovoga: Benedetti Daniele detto il Pucio
2 reme : Picchianti Roberto detto il Nero
3 reme : Capitani Riccardo detto el Diablo
4 reme : Canuzzi Luigi detto Gigi

L’estate era ormai alle porte, quando il 23 Maggio, in un agguato mafioso muoiono il giudice Giovanni Falcone, la moglie e gli uomini di scorta.
Non passano nemmeno due mesi, è il 19 Luglio, il Giudice Paolo Borsellino viene ucciso a Palermo.

Intanto davanti alla tv cantiamo tutti seguendo un preserale su Italia 1, condotto da un giovane con una lunga coda di cavallo.

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Parlavamo prima del Bar Giulia. È ormai dalla prima metà della scorsa decade, che ci sono dei nuovi proprietari. È un trio composto da Giorgio del Nelumbo, Stefano Piperone e Lorenzo Rossi. il Bar Chiodo è invece in mano a Genio Cuccitella, ed il Grottino, dopo una parentesi di qualche anno con Francesco di Gorizia, è ora in mano alla signora Pina ed i figli. Al tabacchino entra una nuova figura, che caratterizzerà il Molo negli anni a venire: Antonio. Alto, magro, dinoccolato, passava il tempo a passeggiare sulla banchina o al bar giulia. Amante del palio, cronometrista ufficiale, il 1 agosto dava il suo ordine d’arrivo. Anche se sbagliava la sera del 15 diceva:”Che t’avevo detto? I tempi parlavano…”.

Quell’estate vedere il nostro equipaggio allenarsi era uno spettacolo. Lo seguivamo con il guzzo di Giovanni, vera e unica anima del consiglio di quegli anni. Io spesso andavo sulla barca a vela di Peppone. Il proprietario, un ex canottiere, guardava ammirato il guzzo scivolare sotto l’ombra dei palazzi del Molo dicendo che non aveva mai visto nulla di simile. Una potenza indescrivibile. Le partenze erano da paura. Riuscivamo a far imbarcare l’acqua a poppa.

Oltre il King’s e le Streghe, anche il Maily all’Albinia furoreggiava quell’estate. I ritmi erano cambiati rispetto ad 11 anni prima, l’elettronica si faceva largo ad ampi passi.

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Ma le canzoni che fecero epoca quell’anno erano altre. Cantate dalle più belle voci di fine secolo.

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Quell’estate diventammo tutti velisti. Si ritrovavamo nelle case e si faceva tardi con il Moro di Venezia di Raul Gardini. Sotto la guida di Paul Cayard, dopo essersi qualificata come terza al termine della fase a round robin, il Moro elimina in semifinale i francesi di Le Defi Francoise e i giapponesi di Nippon Challange. In finale sconfigge i neozelandesi di New Zeland Challange, aggiudicandosi la Louis Vuitton Cup, e andando in finale a contendere, primo paese no anglofono, la Coppa America all’imbarcazione statunitense America. Fu sconfitta 1-4.

Gli anni precedenti Pino Mignanello lasciò la pizzeria a taglio accanto a Chiodo, e ne aprì una al tavolo, nel magazzino dove Danei vendeva i giocattoli. La pizzeria al taglio la gestiva intanto Stefano Rossi e sua moglie, una giovane inglesina.
Nella prima metà degli anni 80, il ristorante “Il Greco” si trasferì dall’ex negozio di Maria di Mirto ai locali Iacovacci proprio accanto ai cannoni. La cosa incredibile è che viene dato il permesso di costruire un “mausoleo” in legno che deturpa il “sacro” luogo. Il fatto è compiuto in un batter di ciglia, quasi dal giorno alla notte, e nulla valgono le infinite lamentele e proteste degli abitanti del vicinato. Ormai sono già diverse estati che Sebastiano Greco non è più proprietario de locale. È stato rilevato da un orbetellano e sul mausoleo sventola la bandiera della Fortezza.

Il sindaco era Hubert Corsi, democristiano. Nel consiglio un Pilarellaio d.o.c. Zoraido, vero artefice di Zattera Argentario, manifestazione culturale di molto successo, che aveva luogo nello stadio di turchese.

Quell’estate, dopo tanti anni, vista l’euforia che ci davano i tempi di allenamento, rispolverammo la cena promonitrice a Villa Viti. Notte d’Agosto, avanti a Zio Billy ai fornelli, pirata e baccalà a strappetti. Davanti a quel magico scenario i vogatori fecero una promessa.

In sfilata andammo tutti vestiti come gli americani con in testa il cilindro alla Abramo Lincon. Per la prima volta sui remi c’erano scritti i soprannomi dei vogatori.
Ci toccò il 4 gavitello. Al terzo il valle di cicchetto, angioletto e il resto della coppa d’oro. Credo ne cambiarono solo uno. Erano i favoriti e cercavano la quarta vittoria. Pronti via. Partimo alla grande. Ma il Valle ci è attaccato. Alla prima girata fori semo leggermente primi e presi dalla foga succede che il valle si accartoccia al gavitello. Se ne andamo e non ci vedono più. Dopo l’ultima girata in terra, come per magia, dal pozzetto di poppa esce fuori uno dei cilindri che portavamo in sfilata. La Mantia se lo mette in testa e non se lo leverà più fino a sul comune. È la fotografia di quella fantistica vittoria. La vittoria più arrapante dai tempi della Coppietta. I cronometri si fermarono a 24’24”! Fu record!

La moda quell’estate diceva di andare al mare con gli zainetti Invicta con attaccati i ciucciotti colorati.

Mediterraneo di Salvatores vince l’Oscar, ma il film dell’anno sarà Basic Istint con l’accavallo di Sharon Stone.

Siamo in piena Tangentopoli.

Il libro è senz’altro “Cose di cosa nostra” di Giovanni Falcone.

L’oggetto la scheda prepagata per le cabine telefoniche. Scoppiò una vera mania. Altro che collezione di farfalle o francobolli! La gente cominciò a collezionare le schede telefoniche. A scambiarsele. Se stavi a telefona’ in piazza, vedevi fuori una fila che aspettava che uscivi. Incominciavano a farti i segni con le dita. Come i muti. Pensavi: forse devono telefona’. Invece chiedevano se quando finivi la scheda gliela davi. C’erano persone, anche gente grande, che partiva dalla cabina dove la sipa e arrivava a quella sotto a genesio. Se le facevano tutte. E guai a dire che andavi in vacanza o fuori per lavoro. Si raccomandavano di portargli le schede di dove andavi. E mica se lo scordavano! Potevi tornare dopo un anno, ma loro erano li a chiederti: “Me l’hai portate?”

La cena della vittoria fu l’apoteosi. Eravamo convinti di avere fra le mani qualcosa di veramente grande. Qualcosa che non c’era mai capitato da quei lontani magici anni cinquanta. Fosse che fosse la volta buona?

Il 15 Agosto di quell’estate la Hit parade era la seguente:

1) This used to be my playground Madonna
2) Rhythm is a dancer Snap
3) Mare mare Luca Carboni
4) Too Funky George Michael
5) Il paese dei balocchi Edoardo Bennato
6) It’s probably me Sting & Clapton
7) Please don’t go Double you
8) Knocking on heaven’s door Guns N’ Roses
9) Jump Kriss Kross
10) Giulio Andreotti Francesco Baccini

 

Lennon-McCartney