lunedì, Aprile 29, 2024
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Storie dell’altro secolo: Playboys

Cari amici, questa che vi raccontiamo è una storia che appartiene a tutti, non solo al nostro rione, ma tratterà la storia d’alcuni ragazzi passando nell’arco delle varie epoche, ragazzi a cui piaceva divertirsi e a cui piacevano soprattutto le donne. Le belle donne. Partiamo dal dopo guerra, il paese distrutto, la fame. Canottiere bianche e zoccoli di sughero. Il tempo di pensare alle donne non era molto. Anzi. Forse si pensava subito ad una donna con cui ti fidanzavi e ti sposavi. Poi sul finire degli anni cinquanta arrivano le prime bagnanti e gli orizzonti maschili incominciano ad allungarsi.

Uno su tutti era Cecco il montagnolo, grande capovoca della Croce. Un bellissimo ragazzo: sembrava venire da Hollywood. Erano le estati di Marino Barrato e la sua “arrivederci, dammi la mano e sorridi senza piangere”, le ragazze impazzivano per lui. Ebbe una lunga relazione con una donna bellissima. Ex miss Italia. Anche i nostri Carlo e Peppe non erano da meno. Specialmente Carlo, soprannominato “tarzan”. Loro erano specializzati in servette che in estate accompagnavano le signore nelle case affittate allo Sconcione. Negli anni sessanta come abbiamo in precedenza raccontato andavano forte i circoli culturali e i giovani si innamoravano specialmente delle maestre e professoresse che venivavno da fuori. Indossavano sempre camicie sgargianti e foulard al collo e occhiali stile Onassis, con grossa montatura nera e lenti rettangolari sempre nere. In inverno andavano i lunghi cappotti da indossare rigorosamente con il bavero rialzato. Jimmy Fontana cantava “il mondo”, Luchino Visconti girava “il Gattopardo”, con un giovanissimo Alain Delon. La benzina costava 100 lire al litro. Poi viene la seconda parte degli anni sessanta, Lalla sempre vestito con pantaloni lunghi camicia e fazzoletto legato al collo. Anche lui sempre con affascinanti ragazze, come la bellissima francese, e bellisime macchine di serie. I Beatles, Luigi Tenco e quel colpo di pistola al festival di Sanremo. Altro protagonista di quegli anni era Alan Marini. Venne da Castiglione per studiare al nautico. Alto con riccioli neri. Assomigliava a Massimo Troisi, ma era più bello. Lui le donne le ammaliava, specialmente le straniere. Viveva da Biagianti in via Cappellini. Poi si è sposato con una brasiliana e lavorava con l’Alitalia come stewart.

Gli anni sessanta, i concerti di Woodstock, l’isola di White, acqua-azzurra-acqua-chiara, il Pen Duik a terra rossa, le Streghe sulla panoramica. In quegli anni furoreggiavano i marittimi. D’inverno s’imbarcavano e a giugno sbarcavano. Con un’estate davanti. Uno su tutti; Enzo il capellone. Non tanto alto, fisico asciutto, capelli ricci lunghi, bandana rossa in testa, baffi alla califfo e una moto da cavalcare. Assomigliava al bassista dei Camaleonti. Il capellone batteva insieme ai suoi amici le spiagge dell’Argentario e ogni giorno ne cambiava una. Passava dalla bellissima degna di top model alla racchiona, ma troia. Il capellone non perdonava. Ora vive a Ravenna, sposato e con una figlia. Forse è già nonno. Ma come quando saliva sul somaro della fortezza per la sfilata, ogni estate torna a leccà il suo gelatino. I giovani che lo conoscono guardino come lo lecca, e imparino, il suo segreto con le donne è tutto li.

La seconda metà degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80 partono all’insegna dei maestri di nuoto, che al Carubbo e al Mascherino insegnano i bambini a nuotare e si pipono le babysitter e le mamme. Poi i leoni del Moletto, i windsurf, i lozza e i Rayban, pantaloni e camice bianche, le Streghe, il Kings e soprattutto la prima discoteca in paese, il mitico STRIX. “You are the first the last my everything” graffiava con la sua voce roca Barry White. Un capitolo a parte sull’argomento dovrebbe essere fatto per trattare le imprese di due ragazzi: il giocatore e lischetta. Uno con il fisico d’atleta tutt’oggi, l’altro con la pancetta e calvo. Ma entrambi non perdonavano. Dei veri sesso matto. Loro non avevano bisogno della fuori serie, li bastava la cinquecento. Poi arrivava ottobre, una notte Mecone sonava il clackson sotto il portone e un’altra nava che aspettava i nostri amici. Next port of call: Norfolk o Durban o Rio de Janeiro.

Altre stive da scaricare, cisterne da risciacquare, ma con un solo pensiero nella mente: a quella mattina di giugno che con l’asciugamano sulle spalle saresti montato sul blocco.

Ciao,
una rotondasulmare il nostro disco che suona