sabato, Aprile 27, 2024
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Storie dell’altro secolo: L’OSSESSIONE

Come per altre storie, anche con questa, abbiamo scelto di fare un titolo non con il nome del protagonista ma, citando, quella che forse era la sua caratteristica più evidente.
Se hai un’ossessione sei completamente fissato su qualcosa e morbosamente concentrato su questo. L’ossessione é un pò come una passione per qualcosa che sfocia nel territorio della pazzia. Non poter fare a meno di qualcosa vuol dire che non la possediamo, ma che ne siamo posseduti.

Enzo Zolesi nasce nel 1953, proprio alla vigilia del periodo d’oro del rione Pilarella. Il sentirne parlare negli anni della sua infanzia ha fatto si che crescesse nel mito di quel grande equipaggio, sopratutto del grande capovoga Toretto. Ricordava sempre che il primo palio che ricordava era quello del’59 quando al timone c’era suo zio Vittorio Loffredo in arte Pitenia che guidò quella splendida vittoria come un maestro d’orchestra. Crescendo, grazie anche alla famigliarità con Antonio il Sarto diventò il portabandiera del rione e cocco di Maria la sarta che, guai a chi glielo toccava. “Enzo sarà il futuro timoniere della Pilarella!” diceva sempre e, lungimirante, diceva a Primo il macellaio: “Primo portalo a fare un giro con te”. Era un bambino educato e faceva tutto ciò che gli era chiesto. Eppure non era nato e neanche abitava alla Pilarella, ma in via Santo Stefano in piena Croce accanto all’entrata laterale della chiesa. La prima infanzia l’ha passata li con il condotto, roco, ciccio, massimo spalletta, renzo, fabrizio, andando con loro all’asilo dalle suore. Erano quelli gli ultimi anni di Suora Ambrogia che era l’incubo di tutti i bambini. Eppure con Enzo si instaurò subito un rapporto amichevole. La suora lo coccolava ed era rapita da quel cicciottello pieno di riccioli neri e della sua educazione. Ma forse è stata la prima a capire che, dentro di lui, covava un vulcano che prima o poi sarebbe esploso, e per questo lo trattava con un pò di bastone e un pò di carota.

E poi Enzo aveva una grande passione per il cibo. Mangiava sempre e ciò gli faceva prendere peso e, siccome al nostro paese diamo a tutti un soprannome, gli amici cominciarono a chiamarlo Bombarda. Il padre di Enzo navigava, la madre casalinga ed una sorella cinque anni piu’ piccola. E poi c’era la zia Rina che era la sua ombra. Gli voleva un gran bene e dove c’era lui c’era lei, pronta a prendere le sue difese, pronta con la merenda, pronta a riaccompagnarlo a casa. Per molti anni fece anche il chirichetto con Don Azelio ed era sempre pronto ad ogni chiamata, servendo anche tre messe a domenica. Se mancava uno Ninarello correva da Rina e gli diceva: “Ri…ri..rina ma…ma…mandimi a E…e…enzo” E Enzo correva.

Superata l’infanzia ed entrato nell’adolescenza Enzo cambiò cerchia di amici e si avvicinò a quelli del molo: Gallo, Albertone, Fiorenzo, Giusi, Graziano, Steich, Idelmo, Moschino con i quali faceva interminabili partite al Siluripedio. Era rinomato come un grande maratoneta, quando glia altri si fermavano per il dolore alla milza, usciva fuori lui e staccava tutti. A scuola era quello che era ma, verso i quindici anni ebbe il suo grande momento di popolarità. Lui era un grande lettore di Topolino del quale faceva la collezione. Negli anni ’60 c’era un concorso settimanale al quale si partecipava o con un disegno o con una poesia. Ebbene una volta Enzo vinse una Vespa che non avendo età per guidarla vendettero. Ma la cosa che lo fece diventare popolare fu ciò che il giornaletto pubblicò a centro pagina. Una foto scattata davanti al Messico che mostrava un sorridente Enrico Zolesi con il braccio a cingere la spalla di un timido Enzo. Quello scatto praticamente sanciva la fine dell’eta’ adoscenziale di Enzo Bombarda e quello che stava per accadere sarebbe stata tutta un’altra storia. Nonostante le insistenze della zia non andava piu’ a messa e la sua prima trasgressione avvenne anche quella grazie ad un giornaletto.

Non so chi di voi ricorda la reclame che si trovava sull’Intrepido ed il Monello riguardante I fantomatici occhiali a Raggi X con i quali potevi vedere attraverso i muri e sotto i vestiti delle donne. Erano il sogno erotico di almeno due generazioni di ragazzi. Con poco piu’ di diecimila lire ( che allora erano tante) potevi vedere le mutande delle compagne di classe e delle donne al mercato. Diciamoci la verità, non esiste ragazzo di allora che non ha sognato di comprarne un paio ma solo lui l’ha fatto. Erano occhiali con lenti di cartone con al centro un piccolo buco che non ci sembra il caso di spiegare quale era la logica. Quella era solo un dettaglio. Ciò che era vero é che gli occhiali esistevano davvero anche se molti ne dubitavano. Non vedevi una mutanda ma erano reali. Concreti. Di cartone, ma concreti e, quando quel lontano pomeriggio fine anni ’60, Enzo si sedette da solo al murello di piazza con quegli occhiali aspettando il passaggio delle ragazze dimostro’ al mondo intero che il Bombarda non esisteva più. E non esistevano piu’ nemmeno Minnie e Nonna Papera ormai rimpiazzate da Marina Lotar e Karin Shubert.

Una di quelle mattine invernali nelle quali soffia forte il vento di tramontana, il Condotto arrivò tutto trafelato nel piazzale della scuola dicendo al resto della compagnia che Enzo, uscito dal portone aveva preso un colpo di freddo e gli s’era storta la faccia. Per fortuna dopo un paio di settimane tornò tutto normalità. O quasi. Infatti se la faccia era tornata come prima, l’occhio sinistro era rimasto leggermente socchiuso. Fu così che, quando Cecco lo rivide per la prima volta disse: ” Bello Enzo. Con quell’occhio baio sei ancora più simpatico! ” E, come succede sempre in questi casi, il nome ti resta appiccicato vita natural durante. Eravamo all’inizio degli anni ’70. Fu in quel periodo che Enzo si innamorò di una ragazza di Orbetello conosciuta alla Sala Eden di Grosseto. Prima ed unica volta della sua vita. Si dice che si possono avere tante donne, ma innamorarsi veramente solo una volta. La sua non era una cotta ma una vera ossessione. Non passava un’istante senza pensare a lei, tutto ciò che mangiava e beveva aveva il suo sapore, la sua vita era lei ad ogni ora ed in ogni luogo. L’ossessione di un pensiero unico, non distratto da altro. Terribile e affascinante al tempo stesso. Nella sua testa questa storia è durata per più di dieci anni trasformandolo dal ragazzino che leggeva topolino in un erotomane. Il sedere era la prima parte che guardava nelle donne. Diceva che mostra il vero carattere e non mente. Se è piccolo, significa avarizia, anche a livello passionale. Se non finisce mai come quello della ragazza di cui era innamorato, promette gran divertimento.

Sul finire degli anni ’70 Lucianone gli fece fare un paio di stagioni sul Lady Ship e a Montecarlo Enzo prese confidenza con i casinò e i casini. Quello che guadagnava spendeva. Negli anni ’80 fu assunto dalla Saipem prima come garzone, poi come cuoco. La paga era eccellente e comprò una Lancia Delta nuova fiammante. Quando imbarcava, caricava la valigia di Super8 con le pellicole di Cicciolina, Moana, Lilli Carati e la sua cabina diventò un viavai di gente che glieli chiedeva in prestito almeno per una nottata. Quando si trovavano in porto per i lavori Enzo usciva dopo aver preparato la cena per far rientro in tempo per la colazione della mattina dopo. A volte dovevano svegliarlo a più riprese per farlo alzare. Non amava frequentare le discoteche, preferiva i nights dove poteva dar sfogo a tutta la sua libidine. Memorabile dopo una nottata a Stavanger quando fu letteralmente buttato da letto da Bepi e Gazzullero. Andò in cucina e quando dopo dieci minuti gli chiesero: “Che si mangia?” rispose: “Pasta e tonno” mostrando una pentola con pasta bollita e una latta di tonno aperta di fianco. E se ne tornò a letto . Grande giocatore di cavalli e schedine passava il tempo al bar a studiare le puntate da fare. Per via degli amici seguiva sempre sia la Rari Nantes che l’Argentario. Nel 1973, nonostante la crisi energetica che faceva viaggiare a targhe alterne non si perse una partita dell’Argentario. Era il primo anno di Prima Categoria con Aldi, Costanzo, Fratini, Valeri, Venturi, Erasmo. Una squadra fortissima. Una trasferta andavano con la sua Lancia, l’altra con la BMW di Mandrake. Una domenica in trasferta a Follonica partirono dopo pranzo. Non era come oggi. Allora i santostefanesi riempivano tutti i campi. Superata Albinia si fermarono al primo distributore sull’Aurelia a fare benzina. Scese Enzo ed essendo il distributore non sorvegliato cominciò a farla da solo. Fece il pieno ma al momento di pagare si accorse che per un malfunzionamento non presentava il conto. Mandrake era già contento cosi ma lui voleva di più. Aprì il portabagagli della BMW prese una tanica e riempì anche quella. Ormai era in preda all’ossessione e vedendo un paio di stivali da caccia riempì pure quelli. Ma non gli bastava. Si mise ai bordi della strada sbracciandosi per fermare ogni santostefanese che passava e al quale faceva lui stesso il pieno. Grande interista, quando poteva andava a San Siro. Le sua Inter preferite sono state quelle di Invernizzi e di Bersellini. Lido Vieri, Mazzola, Boninsegna, Corso, Bordon, Giubertoni, Oriali, Bini, i suoi eroi.

Queste sono storie dell’altro secolo e Enzo ha dato il meglio di se proprio negli ulimi quarantanni di esso. E’ stato un amico, educato e non ha mai fatto del male a nessuno. Quello che e’ successo nei primi ventanni di questo secolo non ci interessa. L’unica cosa che ci preme dire e che, fino all’ultimo, gli partiva l’ossessione di dare una tastata di sedere a chi li passava accanto.
Viva Enzo!

” Io metterei il suo culo tra i trofei
un culo bianco e tondo che non finiva mai
meglio dei paradisi di Versailles “

( Parigi con le gambe aperte – Gino Paoli )

 

Ciao, una rotonda sul mare il nostro disco che suona …