sabato, Luglio 27, 2024
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Sangue pilarellaio

“Cari rionali, ho il piacere di annunciarvi che anche quest’anno, il secondo consecutivo, i valorosi vogatori Carlo e Giuseppe Loffredo difenderanno i nostri colori il giorno di ferragosto. Il nostro sarà un equipaggio composto completamente da Loffredo, infatti al timone avremo Vittorio e ai remi Franco ed Elio! Il consiglio rionale ha messo tutto il suo impegno per formare questo eccellente armo e siamo sicuri che quest’anno torneremo alla vittoria! Ed ora vi lascio al Quintetto Sirena che, con la loro musica, allieterà il resto della festa”.

L’animatore della serata di gala del Rione Croce, il giovane Gianni Moriani, dava così il via alle danze, e dagli strumenti dei giovani orbetellani uscivano le languide note di quell’ultima estate anni ’50, “Smoke gets in yours eyes” e “Venus”. Mentre le coppie si stringevano sulla pista del Moletto caso volle che sulla banchina stavano passeggiando Osvaldo ed Annamaria. Osvaldo, benché vivesse da anni a Genova dove era imbarcato come Direttore di Macchina sui Rimorchiatori Riuniti, era ed è un vero capopopolo Pilarellaio e ad assistere a quelle scene, per di più in casa propria, proprio non ci stava. La moglie percepì il repentino cambio di umore del marito e gli chiese cosa avesse. “Vieni che ti porto a casa – disse l’allora quarantenne – devo sistemare alcune cose”. Sulle avvolgenti note di “Arrivederci” la voce solista dell’orchestrina cercava di imitare Marino Barreto jr., Gianni Moriani si coccolava il fortissimo equipaggio sicuro che non ce ne sarebbe stata per nessuno, ma nessuno sapeva che la notte più lunga della Storia del Palio Marinaro era appena iniziata.

Lasciata Anna Maria a casa Osvaldo si precipitò da Chiodo dove trovò diversi rionali che stavano passando quella calda serata domenicale di fine Luglio tra una granita di caffè e una risata: “Ragazzi dobbiamo fare qualcosa! Non possiamo permettere che quelli vengano in casa nostra a fare razzia dei nostri vogatori migliori. Bisogna agire ora. Chi può mi segua!” e si incamminò veloce e senza voltarsi verso lo Sconcione. Sapeva che chi poteva non si sarebbe tirato indietro ed infatti, giunto alla Caletta, si rese conto che il gruppo era anche superiore alle più rosee aspettative: una quindicina di ragazzi, per lo più scapoli o che erano appena scesi da fare l’amore, l’avevano seguito senza saperne il motivo. Dopo aver dato una rapida occhiata decise che ad accompagnarlo su sarebbe stato Nino di Castagnara, agli altri disse: “Aspettateci alla Caletta.”. I due salirono la prima rampa delle Mimose e, sedute nel cortile Ninetta, Ardea, Parigi e Cesira erano nella vana ricerca di un alito di vento, mentre Pietro, Augusto, Roberto, Gigetto, Oreste e i Mazzitelli giocavano l’ennesima partita della giornata con il pallone che Beppino aveva portato da Genova. Notarono che Artemia non c’era ed allora senza nemmeno salutare si inoltrarono nel portone tanto che Ninetta sussurrò: “E questi che modi so!”. In quel mentre sulla veranda della Caletta i romanetti stavano ballando con le canzoni del juke-box quando videro il folto gruppo di indigeni arrivare. Franco Frigge fece una rapida colletta e riuscì a raccattare la bellezza di 1500 lire.

Con prepotenza si impossessò del juke-box e gridando: “Da ora comandamo noi!” infilò tutte le monetine premendo per ben 45 volte i soliti bottoni: D9 e per 45 volte uscì la malinconica voce di Sergio Bruni ad intonare “Vieneme ‘nzuonno”.

Artemia e Osvaldo Schiano erano cugini figli di due fratelli, lei di Salvatore “Cacaceci” e di Emilia e lui il terzogenito, dopo Marina e Annina, di Ettore “Consumi” e Giselda. La porta della casa allo Sconcione era spalancata a fare uno pò di riscontro e quando Artemia, persona molto colta, vide i due entrare, non tanto sorpresa, esclamò: ”Osvaldo! Qual buon vento! Me lo immagino perché sei qui… volete favorire un pò di crostata con le bicocche di Eleonora?”  “Lo so che te lo immagini! – replicò ad alta voce Osvaldo – Questa storia deve finire! Percio’ che riguarda la crostata certo che gradisco” e se ne prese due pezzi passandone uno anche a Nino. “Lello per favore prendi il mirto che è nella vetrina… Senti Osvaldo io in questa faccenda non ci voglio entrare, sono cose loro anche se non ti nascondo che mi farebbe piacere che remassero per la Pilarella, ma come tu ben sai gira voce che non tutti sono d’accordo che ciò avvenga..”. Mancava poco a mezzanotte quando entrarono i due fratelli. Carlo vista la malaparata fece per andare a letto ma Elio lo fermò per un braccio “Carlo aspetta un attimo che Osvaldo ci deve parlare”. L’uomo spiegò loro le proprie ragioni e la volontà del rione. Tarzan non proferì parola e lasciò al fratello maggiore Elio la replica: “Ormai siamo in parola con loro e mancano due settimane al Palio. Sarebbe una scorrettezza anche nei riguardi di chi si sta allenando per la Pilarella” e qui Osvaldo scattò: “La scorrettezza l’hanno fatta loro che si sono venuti a prendere i nostri migliori vogatori! Per quanto riguarda Toretto, se voi dite che tornate, un secondo dopo lo sbarchiamo. A lui e gli altri quattro!”. Elio cominciava a tentennare: “Ma Peppe non c’e’… Non possiamo decidere anche per lui…”. Osvaldo capì che ormai stavano cedendo e ordinò: “Forza levatevi quelle maglie di dosso che vi stanno pure male… Domani vi voglio vedè da Chiodo…”. Quando entrò alla Caletta vide Frigge di guardia con le spalle al juke-box e sentì una voce che cantava “Vieneme ‘nzuonno si Vieneme ‘nzuonno”.

Quando Osvaldo Consumi, al termine di quella “calda” nottata di fine Luglio 1959, potè finalmente ritirarsi nelle stanze di famiglia nel palazzo del Molo, aveva il sorriso di un uomo stanco ma soddisfatto. Il giovane signore, appena quarantenne, si sdraiò nel letto accanto alla sua Anna Maria e chiuse gli occhi con la convinzione di aver portato a termine un importante capitolo di Storia rionale. Era altresì convinto di averne aperto un altro di importanza pari, se non maggiore e ne aveva ben donde. Osvaldo era riuscito a realizzare quella che, fino a qualche ora prima, era parsa un impresa irrealizzabile. Da capopolo della Pilarella, si era preso e portato a termine un incarico ben preciso: riportare a casa la Coppietta. Di come finirà quel Palio avremo occasione di riparlarne…

Oscar migliore attore protagonista: Osvaldo Consumi.

Oscar attore non protagonista: Franco Frigge.

 

Romanzo Pilarellaio