venerdì, Maggio 3, 2024
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Vediamo un po’

Nella giornata di ieri si è diffusa la notizia secondo la quale Maurizio Cocculuto, vogatore della Pilarella, il giorno del Palio non era residente a Monte Argentario. Ancora non conosco i fatti reali, i dettagli ecc, quindi esprimo il mio parere in questo momento per dimostrare di essere ancora più obiettivo e non di parte. Siccome ho la sensazione che lo Statuto non lo leggano in molti proviamo a fare chiarezza.

Questa presunta condizione del vogatore interessa questa parte dello Statuto del Palio:

art. 14)

…gli equipaggi dovranno essere composti da elementi di Porto S. Stefano, e si considerano tali:
a) Coloro che abbiano residenza in Monte Argentario fraz. Porto S. Stefano al giorno della gara e che abbiano ivi risieduto per almeno 10 anni anche discontinuamente.
Resta inteso che eventuali verifiche delle predette condizioni saranno attivate dal Comandante del Palio presso gli uffici competenti.

Innanzitutto bisogna dire che questa regola è uno dei modi possibili, magari discutibile, di formalizzare il significato di essere santostefanese. A mio parere se uno è santostefanese non è che cancella le sue origini cambiando residenza. Forse una regola migliore sarebbe esclusivamente 15 anni, anche discontinui, di residenza.
Dal momento che Maurizio Coccoluto è senza dubbio santostefanese, la questione etica e sportiva non esiste. Non è che la Pilarella ha vinto il Palio perché ha usato dei remi più lunghi, ha fatto gareggiare un canottiere tedesco campione olimpico falsificando dei documenti o dopato i vogatori.
Se qualcuno ha pensato di fare ricorso e chiedere la squalifica della Pilarella potrà fare solo una brutta figura, dimostrandosi proprio lui antisportivo, che non sa accettare il giudizio del reme.

Poi siccome:

ART. 54) …per ogni altro tipo di contestazione per fatti avvenuti al di fuori del giorno della regata è possibile presentare contestazioni e/o ricorsi e/o reclami che devono pervenire all’Ente Palio entro e non oltre il terzo giorno successivo all’evento o della provata venuta a conoscenza dei fatti, pena l’inammissibilità.

Come è possibile provare in questo caso il momento in cui si è venuti a conoscenza dei fatti?

Cosa si chiederebbe nel ricorso se la situazione non è prevista dalle regole?
 
Se poi i non pilarellai, membri Ente Palio compresi, volessero trovare una scusa per non far vincere l'odiata Pilarella, e potrebbero riuscirci essendo la maggioranza, allora togliamo il disturbo, continuerete a fare il Palio in 3 o col Pozzarello. Io darei il mio consenso a sopprimere il Rione.

Si legge che le verifiche avrebbe dovuto farle il "Comandante del Palio presso gli uffici competenti", che sarebbe l'ufficio anagrafe del Comune, quindi non mi pare che siano i vogatori o i Rioni a dover dichiarare il loro stato o cambiamenti del loro stato.
Questo secondo me basta per escludere ogni responsabilità del vogatore e del Rione. Se poi il Comandante dovesse cercare di scaricare le proprie negligenze rispetto alle regole dello Statuto, oppure vogliamo discutere a livello etico il comportamento del vogatore e del Rione, vediamo quali sono i possibili scenari:

Il vogatore non ci ha proprio pensato.
In questo caso non si può dire niente nè a lui nè il Rione.

Il vogatore lo sapeva ma ha fatto finta di niente, il Rione non lo sapeva.
In questo caso non si può dire niente al Rione e al vogatore si può imputare un comportamento non onesto.

Il vogatore e il Rione lo sapevano ma hanno fatto finta di niente.
Si può imputare un comportamento non onesto al vogatore e al Rione.

Negli ultimi due casi al massimo si portebbe pensare di fare riferimento a questa regola:

ART. 56) Comportamenti sanzionati.
Dal giorno di consegna dei battelli al giorno successivo a quello di festeggiamento del Rione vincitore della gara il comportamento di tutti i tesserati FICF ai quattro rioni deve essere sempre improntato alla massima sportività, correttezza ed al rispetto degli altri Rioni, nonché della normativa contenuta nello statuto del Palio marinaro; qualunque infrazione di detti principi, comporterà l’irrogazione di una penale a carico del Rione contravventore da euro 250 (duecentocinquanta/00) a 500 (cinquecento/00) euro a seconda della gravità del fatto, da valutarsi
da parte del Consiglio del palio.

Comunque i casi non si possono dimostrare a meno di ammissioni o cose come intercettazione telefoniche. Non a caso dovrebbe essere l'Ente a verificare la condizione di residenza.

Forse una cosa che manca nello Statuto è l'autosanzione ai membri dell'Ente, perché se Maurizio ha fatto il Palio e non lo poteva fare il Comandante del Palio e gli altri membri dell'Ente non sono esenti da colpe.
Non voglio accusare nessuno, tanto probabilmente chi si fosse trovato al loro posto avrebbe fatto lo stesso errore. Delle scuse renderebbero onore rispetto a scaricare la responsabilità sugli altri.
Vorrei solo rimarcare il fatto che nel Palio c'è da migliorare e nella nostra mentalità e civiltà pure, quello che è accaduto è solo uno dei tanti segnali che ce lo ricordano.

Ovviamente il prossimo anno il Cucchione non potrà fare il Palio senza la necessaria residenza o avvalersi di una speciale "Delibera del buon senso".

 
Nazzareno Picchianti