venerdì, Marzo 29, 2024
Il Palio al Murello

Il Palio al murello: Le cene dirigenziali

Si potrebbe scriverne un libro. Cene al ristorante, cene alla vigna (vignate), cene agli sporting club. Ogni anno, da secoli, i rioni sfruttano il periodo invernale per riunioni intorno a tavole imbandite. Spesso con vogatori, altre solo con dirigenti, un momento per fare il punto della situazione e per ricordare i palii passati. La leggenda narra che alla fine del secolo scorso alla termine di una vignata il nuovo direttivo di un rione mise mano al portafogli personale tirando fuori le spese delle cena. Un vecchio dirigente invece esordì dicendo “Vieni qui che ti fo vedè io come si fa. Le pigliamo dalle casse del rione….” Non se ne fece nulla, perchè per i nuovi le casse del rione dovevano rimanere immacolate. Alla seconda vignata il dirigente anziano dette le dimissioni. La popolazione tutta è convinta che i soldi di cene e cenette vengano dai risparmi rionali. Niente di più falso. Di solito si fa alla romana o, se la situazione lo permette, la mano al portafogli la mette solo il Capitano o il Presidente di turno. Non si rinuncia mai alle cene, nemmeno quando si è sicuri di non fare il palio in seguito. Trovatemi una persona che dopo aver rinunciato a gareggiare il 15 agosto viene da voi e vi dice “Dimmi quanto ti devo per le cene che ho scroccato quest’inverno”. Fantapalio. Ora le vignate si fanno da Fiorenzo. La Fortezza per l’occasione firma anche i cartellini federali. Anche l’Ente Palio, ma è meglio parlare di Comitato, perchè era cosa di quel tempo, andava a empirsi le panze alla fine dei festeggiamenti al monte. Alla Sorgente Enzo il Fiammifero e Primo Zì Siena organizzavano zaccandrelle memorabili. La cosa buffa è che non mancavano mai certe persone che sembrava avessero l’invito ad honorem, come se aver prestato servizio per 2-3 anni li rendesse intoccabili. Personalmente ci andai una volta e vedere simili facce mi faceva un po schifo, soprattutto per delle persone che non facevano altro che parlare male del Palio, del proprio rione e magari di chi li invitava. Alla Pilarella famosa era la cena dal Viti. Quando dal Lungomare si vedevano fiaccole o fiammelle accese dal Viti era sinonimo di cena, spesso a base di pesce con Zoraido chef della situazione. Era un occasione anche per invitare gente forestiera e raccogliere qualche contributo. Poi un bel giorno qualcuno fece una mezza sparata perchè l’obolo era al di sotto della media e allora chi organizzava il ritrovo decise di evitare in futuro simili figure di cacca. Abbiamo detto di Fiorenzo per la Fortezza, ma anche la Pilarella non scherza. Non si fanno tante cene, ma spesso se 2-3 consilieri si devono incontrare lo fanno davanti un primo. Il Capitano deve mantenere uno stato di forma costante e quindi un semplice panino non basta. Ci sono anche le cene gran segreto alle quali non si deve minimamente accennare. Queste vengono allestite per imbarchi clamorosi o colpi di stato dell’ultimo minuto. Si cercano sempre posti nell’entroterra (Petronio, Capalbio) e spesso per smaltirle ci vogliono almeno due giorni buoni. Ci sono anche quell che ti alzi dal tavolino e ti domandi con quello che hai a fianco “Ma chi ha pagato?” Dato che tutti escono con grandi saluti del gestore del ristorante manco ti passa per l’anticamera del cervello di investigare su chi ha elargito il contributo (e infatti da noi qualcosa alla fine non è quadrato, o meglio, a qualcuno).